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                                  N di Giovanni Mazzion c’èè dubbio che i giovani facciano moltapiùù notizia quando combinano dei guai. Sequalcuno di loro si rende protagonista diuna vicenda negativa, subito si sprecanotitoloni di giornali, si intavolano infifinite discussioniin trasmissioni televisive scandalistiche con espertidi vario tipo, facendo aumentare cosìì le visioni pessi-mistiche sul futuro del mondo. In realtàà il “problemagiovanile” èè vecchio come la notte dei tempi. Circolasu internet un bellissimo intervento del professorNembrini, il quale cita addirittura incisioni rupestriin cui i giovani apparivano come un male per l’umani-tàà. In questa rubrica, invece, daròò spazio a notizie chedimostreranno quanti siano le ragazze e i ragazzi chesi rendono, ogni giorno, protagonisti di azioni bellis-sime, senza essere eroi. Semplicemente grazie al lorocuore grande e a valori forti e profondi. ÈÈ il caso, adesempio, di Educatori Senza Frontiere, un’Associazio-ne Onlus giovane, nata solo nel 2005, da un’idea didon Antonio Mazzi e dalla passione di alcuni suoicollaboratori. Don Antonio èè piùù conosciuto per ilsuo aiuto ai tossicodipendenti e per le sue compar-sate televisive. Pochi invece, sanno di questa picco-la Associazione-gioiello. Per il sacerdote veroneseIl Soccorso Perpetuo26 di Mariaèè sempre stato importante che i giovani vivesseroavventure positive, in mezzo ai loro coetanei, facen-do del bene e arricchendosi umanamente. L’Africain questo èè fenomenale, apre il cuore a tantissimiuomini e donne, come dimostrano i missionari chevi operano senza tregua. Quale occasione migliore,quindi, per poter dare ulteriore vigore ai nostri ra-gazzi e far conoscere loro il mondo con i suoi milio-ni di esperienze? Solo che non èè possibile mandaregiovani allo sbaraglio in paesi stranieri, nel nome diun buonismo qualsiasi. Da lìì Educatori Senza Frontiereha preparato oramai piùù di 800 volontari, attraverso3.000 ore di formazione l’anno, perchéé possano di-ventare competenti e disponibili in diversi paesi delmondo. A me piace molto la storia di Ambalakilonga,“il villaggio dei ragazzi”, in Madagascar. Una suora daanni gestiva un orfanotrofifio. Solo che, per legge, do-veva lasciar andare i ragazzi al compimento dei 14anni, senza potersi occupare piùù di loro. Come seuno fosse meno orfano solo perchéé compie 14 anni,soprattutto in Africa. Cosìì la suorina ha voluto in-contrare don Antonio e chiedergli aiuto. Cosìì èè nataAmbalakilonga. Oggi vi sono ospitati 40 ragazzi chestudiano, si impegnano, arrivano addirittura all’U-niversitàà per costruirsi un futuro degno di questonome. Sono decine i giovani italiani che ogni anno sipreparano e partono, pagandosi anche il viaggio, per GIOVANI & VOLONTARIATOEDUCATORI SENZA FRONTIEREPer una pedagogia della strada