VIVERE AMARE CAPIRSI QIL TRENO DELLA VITAdi Rossana Aversanogratuiti, dove tutto ciòò che permanee rimane èè abitato dalla fifiducia nellaforza creativa dell’amore che uma-nizza.E il luogo, dove possiamo impa-rare qualcosa di noi, degli altri e delmondo e che ci rende capaci di tra-smettere una vita buona (vitalitàà), èèla famiglia, la cui vocazione a convi-vere nell’amore alleggerisce ancheil diffificile confronto con la nostrafragilitàà umana, che richiede tempo,costanza e pazienza per trasformarsiin pienezza d’amore.La famiglia puòò essere, infatti,il terreno fertile per un’autenticaconversione del cuore che puòòavvenire solo a piccoli passi, comeil viaggio su un treno che passa pertutte le stazioni, le cui fermate nonsono battute d’arresto, ma sostedi riflflessione e di silenzio interiore:uno spazio prezioso in cui farrisuonare quel senso della vita checi fa riconoscere, nella varieràà degliimprevisti di ogni giorno, la fantasiaincontenibile di Dio.E quando le avversitàà cisorprendono come il pulviscolo checolpisce gli occhi mentre guardiamofuori dal fifinestrino, irrompiamonel silenzio di Dio con la fifiducianel Suo amore, sempre pronto ariempire i nostri vuoti della DivinaProvvidenza, la cui abbondanza cirinnova nel sentirci fifigli amati fifino enell’apparente contraddizione dellaCroce. jualche anno fa, in uno dei miei quadri preferiti, avevo rappre-sentato una locomotiva con un orgoglioso ciuffo di vapore, in-nalzato verso il cielo fifino a confondersi con le nuvole, mentreattraversa un bosco colorato di tinte autunnali.Un soggetto che mi ricordava le emozioni dei miei viaggi con una vec-chia locomotiva che, da bambina, mi portava verso il mio paese natale perle vacanze estive: un andare verso la gioia che rivivo ancora oggi, quandoviaggio in treno, con le stesse emozioni di allora.Mi colpisce ancora la magia del suo andare verso la natura, le cose, lepersone che, mentre il treno corre, appaiono minuscole da lontano e siavvicinano diventando sempre piùù grandi tanto da inondarmi gli occhi, ri-velandosi nella autenticitàà delle loro fifigure e colori.E quando guardo dal fifinestrino opposto, mi affascina anche la diversasensazione che siano loro a venirmi quasi addosso, come un’onda alta chesi apre al passaggio di una nave che solca un “mare” di cose, colline, prati,alberi, fifiumi, ponti, paesi, da una parte e dall’altra.Un insieme di emozioni e sensazioni che riportano il senso della vitaquando, come in un viaggio in treno, scegliamo la direzione del senso dimarcia, per essere noi stessi il treno che attraversa la vita anche quandoessa entra nella galleria del dolore.E questa èè anche la sostanza del nostro esserci nel mondo: sentirci vivi epronti ad ogni incontro con le situazioni, anche dolorose, con le cose, conle persone, dove non basta solo la presenza, ma conta soprattutto il mododi essere presente e dove, come suggerisce Martin Buber, non èè presente ciòòche scorre e passa, ma ciòò che èè di fronte a noi e permane.Certo non èè facile rendersi presenti in una epoca come quella attuale,di un individualismo esasperato , che induce a vivere costantemente “intransito”, come nell’atrio o nella sala di attesa di una stazione ferroviariadove ognuno pensa al suo treno in ritardo, e fa il facchino di se stesso, inattesa di un treno su cui caricare il bagaglio del proprio mistero.Un individualismo alienante che soffoca una vita gioiosa, che possia-mo scoprire invece, nel nostro “andare incontro” agli altri per crescereinsieme, nel flflusso di scambio del dare e del ricevere attenzione e affettoIl Soccorso Perpetuo18 di Maria