EDUCARE IL CUORE ALL’ETERNITÀÀPIl mistero luminoso della mortePerchéé èè cosìì diffificile parlare di mor- neutiche, anche bibliche.te? Perchéé non èè la morte a far pro- Iniziamo dunque un piccolo percorso, dal punto di vista esisten-blema, ma la nostra paura della morte, ziale, volto a lasciarci illuminare da un Mistero luminoso, che richie-incapaci come siamo, per motivi anche de spesso una fede oscura e che raccoglie i nostri aneliti, le nostredi ordine sociale e culturale, di conside- ferite, le nostre speranze, il nostro desiderio di Bene, Felicitàà, Asso-rarla parte integrante della vita, inserita luto, Amore.in un ciclo naturale ed anche come pos- Quale miglior modo per onorare la memoria dei nostri defuntisibilitàà di un’ulterioritàà sensata, all’in-terno di un orizzonte di speranza.Le convinzioni delle persone sulmorire, le rappresentazioni di ciascunocirca il dopo morte, mostrano comeciòò che crediamo signififichi morire eciòò che crediamo ci sia dopo la morte,abbiano un effetto sulla nostra vita at-tuale, soprattutto in termini di serenitàà,o di angoscia, con cui si affrontano le vi-cissitudini quotidiane e le relazioni. Ci èèsembrato dunque importante trattare,piùù che della morte, del senso della vita,sapendo di dover morire, per riuscire avivere in maniera piùù sapienziale e ap-passionata possibile.Purtroppo, riguardo all’Oltre, tracoloro che si dicono credenti, si tendea ragionare in termini di raffifigurazio-ni, piùù o meno pittoresche, di quel checi aspetta e non mancano nemmenodettagliate geografifie dell’Oltretomba.Anche le categorie di spazio e tempoe le categorie di merito e demerito, im-pregnano gran parte della teologia tra-dizionale (e delle conseguenti omeliedomenicali), non lasciando trasparireun minimo di fascino per quella realtààsorprendente, a cui hanno alluso moltimistici, di una bellezza incommensura-bile, che sarebbe poi il senso del nostrostesso esistere.Il credente, in particolare, crediamoche possa osare un pensiero nuovo,rispettoso del Mistero dell’Oltre (laparola mistero deriva da muein, che si-gnififica zittire) e aperto a nuove erme-che credere alla loro felicitàà, al loro essere nuovo, dentro i nostricuori e in Dio (Locus noster erit Deus, scrive S.Agostino)?L’invito èè a vivere da redenti, vivere tenendo presente la Mèèta,poichéé da lìì, come da un punto panoramico, si possa dare il giustopeso al nostro vivere. E ringraziando i dubbi, le domande, la ricer-ca: forse, se Dio ci ha messo in cuore tanta inquietudine, èè perchéédesiderassimo la felicitàà suprema, Lui stesso, piuttosto che i nostriparadisi artifificiali. j Il Soccorso Perpetuodi Maria 17Foto di Jenkyll