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                                 TENEREZZA IN FAMIGLIA   LLA TENEREZZA DI UNO SGUARDOa mia adolescenza èè trascorsa tra mille complessi come tanteadolescenti, ma quello che oggi mi fa sorridere di piùù èè quelloche io defifinivo il “complesso del camionista”.A differenza delle mie sorelle, cugine e amiche, infatti, tuttemolto carine e piùù magre di me, capaci di far girare la testa ai ragazzi,io mi sentivo una ragazzina insignifificante, capace di attirare solo losguardo e i fifischi ....di “ammirazione” dei camionisti!Non avevo e non ho nulla contro i camionisti! All’epoca peròò miinfastidiva molto che i camionisti fossero gli unici a notarmi, data lapropensione di alcuni di essi (come un mio zio camionista) a salvarele apparenze con immagini sacre sul davanti dei loro grandi camion,mentre nascondevano, sul retro dei sedili, donnine provocanti e nonmolto vestite, se non addirittura in costumi adamitici!Ne soffrivo perchéé vedevo infranto il mio sogno di incrociare losguardo dolce e romantico del mio amore immaginario e di sentirlosussurrare, senza fifischiare, un “ti amo” detto col cuore!Mi sembrava di non avere speranze quando uscivo con le altre, misentivo un fanalino di coda, accodato anche fifisicamente nell’ultimafifila e della cui presenza era diffificile accorgersi: insomma il classicobrutto anatroccolo in uno stormo di cigni gratifificati da una bellezzaacerba, ma visibile e apprezzabile.Del resto non potevo essere diversa, perchéé per tutti ero soloun “maschiaccio” senza grazia, senza bellezza e ....senza speranza perchi pretendeva di insegnarmi i canoni della femminilitàà!Tale “incoraggiamento” non mi rendeva neanche sorridente (sul-le foto ero sempre imbronciata, anche quando mi sembrava di aversorriso molto!), ma devo riconoscere che il titolo di maschiaccio unpo’ me lo meritavo, non solo per la mia irruenza creativa che dava aimiei movimenti la grazia di un elefante in una cristalliera, ma ancheperchéé mi piaceva il biliardino, il gioco delle bocce e mi piacevano iIl Soccorso Perpetuo10 di Mariadi Rossana Aversanofumetti di guerra!Certo da piccola giocavo anche conil mio bambolotto preferito (l’unico!)che, con i suoi occhi grandi e con il suoaspetto un pòò tracagnotto come il mio,riusciva ad attirare le mie “cure”, orien-tate piùù che altro alla scoperta del suosèè, ma forse anche del mio, visto chesembrava essere la miniatura di me stes-sa...nel bene (gli occhi grandi ed espres-sivi) e nel male (la costituzione pocofifiliforme come la mia).Gli smontavo e rimontavo continua-mente la testa, le braccia e le gambeperchéé dovevo vedere cosa c’era nellasua pancia, sotto e dentro la sua testa e,senza apprezzare le sue manine aperte epronte a ricevere un abbraccio, con uninconsapevole gusto dell’horror, com-pletavo lo scempio ai suoi danni gettan-dolo dalla fifinestra del terzo piano!Sicuramente non volevo fare un di-spetto al mio bambolotto visto che, unavolta catapultato dalla fifinestra, erano imiei genitori o le mie tate a dover scen-dere, almeno due o tre volte al giorno,per andarlo a riprendere!