TENEREZZA IN FAMIGLIA angelica di quanto non riuscissi ad essere!Forse avevano rinunciato anche a riconoscerein quella bambina vivace che cercava dicoinvolgerli nella sua gioia, la stessa gioiaesplosiva che Dio prova quando si compiacedell’amore fecondo!Ma come madre oggi riesco a comprenderei miei genitori, ricordando le volte in cui ilcoinvolgimento nelle mie vicende personalie professionali mi faceva stancare facilmentedi fronte alla necessitàà di educare i fifiglicomprendendo e a volte anche assecondandoil loro “spirito creativo”, che richiedeva sììattenzione e vigilanza costante, ma mi chiedevaanche di attivare il mio spirito creativo peraccogliere il genio infantile e giocoso con cui imiei bambini si sperimentavano per conosceree capire il mondo e la vita!Ricordo il loro “perchèè, mamma?” comela domanda che mi faceva dimenticarele mie fatiche giornaliere e che mi aprivaconsapevolmente al loro mondo piccolino e alloro modo di percepire la realtàà!I bambini aiutano, se vogliamo e riusciamo adessere attenti!Indubbiamente la mia vivace curiositàà discoprire ed imparare la vita mi rendeva unabambina impegnativa, ma anche ora chesono adulta c’èè chi mi considera impegnativaquando e perchéé cerco in ogni dove l’amore ela tenerezza per arricchire di senso la mia vita.E non èè facile essere accettata sopratuttoin un momento, come quello attuale, in cuitutto viene urlato o spettacolarizzato persembrare credibili e per rendere credibili isentimenti e le emozioni, come se non fosserocredibili quando sono vissuti nel silenzio, nelladiscrezione e nel rispetto della dignitàà umana!Mièècapitatoanchediesserederisaoaccusatadi eccessivo sentimentalismo da chi confondel’amore e la tenerezza con la debolezza e lavulnerabilitàà, pur di non lasciarsi “contaminare”dai sentimenti.Ma non posso fare a meno di credere nelpotere dell’amore e della tenerezza, ai qualinon smetteròò mai di educarmi e di educare,con tutti i limiti della mia terrena umanitàà,ma anche con la consapevolezza che il mio“impegno” in questo processo continuo edinamicosiinterromperààsoloconlafifinedellamia vita.Per questo rififiuto anche solo l’idea chepossa essere un’abitudine da acquisire: nonci si abitua a vivere, a pregare, ad amare,ma ci si educa costantemente a farlo, nonsolo per se stessi, ma anche per e con lepersone che incontriamo, con le quali viviamoe condividiamo la vita accogliendone lepotenzialitàà affettive che, nella dinamica deldonare e del ricevere reciproco, impedisconodi per séé qualsiasi ripiegamento nell’abitudineche appiattisce.Una “scuola” che, nonostante le mieincoerenze, mi ha insegnato e mi insegna adessere attenta ai dettagli per riconoscere latenerezza anche nei piccoli gesti e in queipiccoli segni che, come inviti dell’imprevisto,riescono a trasformare la quotidianitààprevedibile in un miracolo che ci riempie dimeraviglia: in questo i bambini sono grandimaestri da seguire ed imitare!Non èè sempre facile, perchéé èè come un“percorso ad ostacoli” personali, familiarie sociali, durante il quale ritrovo il coraggioe la forza di proseguire solo pensando confede che, quando si vive l’amore, si sente esi tocca Dio e che la tenerezza, vissuta comela vocazione profonda che ci umanizza nellaveritàà e nella libertàà, realizza il nostro “esserci”nella famiglia e nel mondo come un dono daridonare, sentendoci amati e amando.Per questo non potròò mai smettere di cercaree di vivere l’amore, di accoglierne il contenutomisterioso, lasciando alla tenerezza l’inventivaper renderlo abbondante e generoso: unamore di tenerezza che colora la mia e lanostra vita con la ricchezza e la varietàà dellevibrazioni affettive, gioiose e sofferte cheentrano in gioco e, come un arcobalenoluminoso variegato di colori, tende in alto e cirisveglia a un grande senso di serenitàà, comela quiete dopo la tempesta. jIl Soccorso Perpetuodi Maria 11